Che appetito, si vede dagli occhi! A proposito di appetito
parliamo di un grande scrittore e del suo rapporto col cibo:
Honoré de Balzac
parliamo di un grande scrittore e del suo rapporto col cibo:
Honoré de Balzac
Lo scrittore francese (1799-1850), nei suoi periodi creativi, durante i quali viveva appartato e isolato, si nutriva solo di uova, frutta e caffè, per ritrovare poi il suo appetito pantagruelico quando riprendeva i suoi contatti col mondo. Nelle sue opere, tra le quali spicca La Comédie Humaine, Balzac ha rappresentato spesso dei buongustai, come il cugino Pons, che predilige le quaglie al gratin e il ragù di manzo con cipolle e il visdomino di Parmiers (Le cabinet des Antiques), il quale dimostra che una cena, per avere successo, non deve riunire più di 6 commensali. Inoltre, Balzac si divulgava spesso, nei suoi romanzi, a descrivere le tavole più celebri di Parigi degli anni intorno al 1830, di cui cita, all’occorrenza, le specialità: le costolette alla Soubise del Café de Paris, il merluzzo all’aglio dei frères Provencaux, le carni alla griglia del Café anglais.
D’altra parte, Balzac pubblicò a sue spese una raccolta di testi culinari (II gastronomo francese o L’arte di vivere bene, 1828), di cui scrisse la prefazione senza firmarla. E pubblicò una Fisiologia gastronomica nel 1830, oltre ad uno studio sugli eccitanti moderni (1835) e a un saggio sullo stesso argomento, apparso in appendice a una riedizione (1839) della Fisiologia del Gusto di Brillat-Savarin.
(notizie tratte da pinoazz.wordpress.com)
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