La cucina nel teatro napoletano | |||
(da http://www.portanapoli.com/) | |||
Da sempre nella lunga storia dello spettacolo c’è
stato un forte connubio tra cibo e teatro. Infatti
già durante l’epoca romana le manifestazioni
teatrali avvenivano di continuo durante
particolari feste: ora religiose, ora profane,
ora dinastiche, ora orgiastiche, fino a giungere
all’era umanistica-rinascimentale ove il
teatro era associato alla festa carnascialesca
o ad una rappresentazione di regime e potere
(stiamo parlando del teatro cortigiano diffusosi
in tutte le Corti degli Stati Italiani, e trattasi di
uno spettacolo allestito per volere del principe,
il quale durante l’esibizione di danze e
musiche predisponeva in una sala della sua
corte un lauto ricevimento, come documentazione
esemplare del proprio potere). Quindi lo spettacolo
fin dalla notte dei tempi è stato affiancato a ricchi
e abbondanti banchetti.
Osservando Pulcinella, antica maschera napoletana
nata durante l’epoca della Commedia dell’Arte, è
evidente questo forte connubio tra cibo e teatro.
Polecenella ama mangiare, egli è alla continua ricerca
di cibo, avverte incessantemente un gran bisogno di
sfamarsi. Il cibo è per lui una vera e propria fissa,
difatti la sua principale paura è proprio quella di
rimanere digiuno. Nella tradizione napoletana e
nell’immaginario collettivo la nostra maschera è
spesso raffigurata in dipinti, riquadri, affreschi,
sculture, statuette con cibi appetitosi, spaghetti,
tazzine di caffè, frutta e varie vivande legate al
costume meridionale e napoletano. Ciò spiega
come il furbo servo, vivendo alla giornata sfrutta
tutta la sua astuzia per procurarsi un “tozzo di pane”.
Ancora possiamo ricordare gli spettacoli rappresentati
a Napoli nei cafè-chantant di inizio ‘900, ricchi
di musica, comicità, balletti, gags, di intrattenimento
con degustazioni, con drink e bevande. Gli spettatori
avevano dunque la possibilità di gustare cibo e
godersi un “teatro” inteso come occasione di svago
e di divertimento ammirando illustri artisti, tra cui
ricordiamo il Nostro Raffaele Viviani, i fratelli De Filippo
e il grande Toto'.
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lunedì 23 giugno 2014
La cucina nel teatro napoletano
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